Se mi fermo ora e provo a guardare dietro di me non ricordo nemmeno quando nella più totale inconsapevolezza ho deciso di salire su questo #treno che adesso, a mille allora, sta macinando chilometri su chilometri correndo verso una destinazione sconosciuta.
Quanti paesaggi non ho potuto ammirare? Quanti tramonti e quante albe mi sono persa perché troppo presa dal viaggio?
E ora mi sento come se fossi scesa all’improvviso in una stazione inaspettata e per la prima volta riesca a sentire… me stessa e gli altri, riesca a vedere la maestosità silenziosa di un albero… il sorriso caldo di una persona fino a ieri sconosciuta, riesca a fermarmi ad ascoltare il battito di un cuore in un #abbraccio… il lamento silenzioso di chi mi passa accanto e che ora il tempo ritrovato mi permette di guardare.
In certi momenti penso che forse da quel treno in corsa non sono nemmeno scesa… forse sono caduta o forse qualcuno mi ha semplicemente spinto. Me lo lasciano pensare i lividi che sento nell’anima, il cuore che vorrebbe correre ma che, bussola del corpo, non sa ancora bene dove andare; questo spazio dentro e fuori di me che pare troppo piccolo per accogliere in sè tutto l’amore, il dolore, la luce, le emozioni, i demoni che ora questa sosta inaspettata sta chiamando a banchetto.
FERMARSI…. la grande sfida di quest’epoca… il grande compromesso: un viaggio in prima classe con tutti i comfort, la possibilità di percorrere grandi distanze in poco tempo ma con negata la possibilità di vedere e di sentire. Il grande baratto del vedere con il guardare, del sentire con l’udire. Tutti passiamo una vita anelando al fermarci ma poi quando ci proviamo ci accorgiamo che perfino i nostri polmoni, abituati ad un’alta velocità, non sono più in grado di respirare ad un ritmo diverso… e allora dobbiamo ricominciare a correre per riempire: i nostri occhi, le nostre pance, le nostre orecchie… cosicchè qualunque cosa poi ci raggiunga non possa trovare dimora dentro di noi.
E allora in questo folle caos mi ritrovo albero… #Larice in pieno inverno… ripenso agli anni trascorsi tra libri e Maestri e lì ritrovo le mie radici, penso ai pianti a tratti incessanti cercando Dio e lì ritrovo la mia chioma che svetta alta a cercare la Sua Benedizione, penso alla mia infanzia fatta di bullismo e di un senso di estraneità che ancora non mi abbandona e lì ritrovo la mia corteccia.
Sono scesa da un treno e mi sono ritrovata in un #bosco… sono scesa da un treno e ho ritrovato me stessa. Ho avuto paura, mi sono sentita sola e per alcuni interminabili secondi ho persino invidiato i passeggeri rimasti comodamente seduti al loro posto… ma ora ho compreso. Ho compreso che per fermarsi ci vuole coraggio… cor – agere… agire con il cuore e a anche io sono scesa a un compromesso: in quel bosco ho barattato il pieno con il vuoto e ora ferma e in ascolto sono finalmente pronta a riempirmi di Dio e di Luce attendendo pazientemente la rigogliosità della primavera. Non temo più il bosco, non temo più il buio perché ora posso sentire battere il mio cuore e udire la voce di chi dimora in esso e ciò mi permette di stare ferma e di respirare a pieni polmoni l’aria pungente di questo autunno ormai sul finire. IL TRENO E’ ORMAI LONTANO.
di Mara Cucchi
di Mara Cucchi