Il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, definisce:
“La festa, dal latino Festum, forma arcaica di Feriae, la sospensione dal lavoro in onore della divinità, rappresenta fin dall’antichità un elemento di divisione e di controllo del tempo… L’alternanza della morte e della rinascita, presenti nel ciclo agrario, si possono ritrovare a livello simbolico in tutte le manifestazioni, sacre o profane, del calendario festivo del mondo pagano. Con la cristianizzazione si assiste ad un lento e graduale processo sincretico, ad un mimetismo delle feste della Chiesa che spesso si sovrappongono, trovando una ideale continuità…”
“La festa, dal latino Festum, forma arcaica di Feriae, la sospensione dal lavoro in onore della divinità, rappresenta fin dall’antichità un elemento di divisione e di controllo del tempo… L’alternanza della morte e della rinascita, presenti nel ciclo agrario, si possono ritrovare a livello simbolico in tutte le manifestazioni, sacre o profane, del calendario festivo del mondo pagano. Con la cristianizzazione si assiste ad un lento e graduale processo sincretico, ad un mimetismo delle feste della Chiesa che spesso si sovrappongono, trovando una ideale continuità…”
Nella Chiesa di San Domenico Maggiore nel Borgo antico di Taranto, lentamente, dondolando, così come vuole il rito della Processione dei misteri, del Venerdì Santo, entrano le coppie dei Perdoni della Confraternita del Carmine che a turno si prostrano davanti ai Sepolcri, gli altari della deposizione. Sono incappucciati e spesso solo fra di loro si riconoscono. Il Vescovo di Taranto benedice a turno le coppie e a un certo punto si gira verso un prelato al suo fianco con aria ammiccante: “Hai capito chi era quello?”



Mistero, devozione, magia. Nelle feste popolari, che la Chiesa ha fatto quasi completamente sue, non esistono più differenze di classe o di ruolo sociale. Gli organizzatori, le confraternite in particolare, sono i depositari preposti di codici rituali antichissimi che si tramandano di generazione in generazione e che sfuggono a tutte le regole comuni. Le feste popolari sono un momento di vita sociale “a sé”. Negli attori primari di questa rappresentazione avviene spesso una vera e propria trasfigurazione identitaria che coinvolgerà poi tutti i partecipanti al rito. È, questo, un momento di coesione di altissimo valore sociale, che consolida e rafforza il senso di appartenenza alla comunità. E che si rafforza proprio nel momento in cui si entra in contatto con la propria individualità più autentica.
Dietro a una maschera o a un cappuccio; sotto un mantello o una croce o qualsiasi cosa possa nascondere l’identità definita dal nome, cognome, stato civile e professione; ecco che traspare la propria vera essenza. Le feste popolari sono spazi di connessione con il divino, con la parte più vera di noi. Una maschera che coprendo un’altra maschera permette la manifestazione del nostro “Io” più autentico.
Tonino Mosconi
Tonino Mosconi

Un brano tratto dal libro Il Paese del Sole di Tonino Mosconi
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