Sembra ci sia un difetto di “fabbrica” in noi.
Sembra che siamo “costruiti” in modo da confonderci, da perderci in ciò che è più evidente ed allontanarci dall’essenza delle cose. Così ci ritroviamo a guardare fuori proprio quello che si muove dentro di noi e che, guarda un pò, lì non riusciamo a percepirlo o siamo subito pronti a cambiarne sfumature e significati.
Un’amica, passeggiando, mi racconta del suo rapporto con il marito definendolo chiaramente conflittuale, un continuo scontro su visioni completamente diverse della vita. Mi ascolto mentre suggerisco di dedicare la massima attenzione alla comunicazione, alle sottili provocazioni, alle chiusure che generano malessere e distanza proprio nella relazione intima. E’ questa la tua missione adesso, concludo, contribuire a creare bellezza nel mondo risolvendo il tuo personale conflitto.
Rientro a casa con una bella emozione, felice della saggezza condivisa.
E mentre preparo la tavola per la cena, ormai dimentica della chiacchera di prima, mi ritrovo a rivolgermi con rabbia a chi è con me e… STOP! Miracolosamente accade un’improvviso stop… e mi vedo nella stessa situazione raccontata dalla mia amica.
Eccolo il mio conflitto!
Ecco la guerra che genero ogni volta che c’è cattiveria nelle miei modi, che mi allontano dal cuore e uso le parole come armi potenti che fanno male. Perchè? Da cosa mi sono difesa? Chi ha avuto paura?
Quante cose immediate e irrisolte si accendono insieme ad una risposta automatica… robotica.
Dov’ero? Mi sono dimenticata di me e ho lasciato la guida al pilota automatico. Ho contribuito a compromettere relazioni importanti della mia vita in questo modo, trasformando la comunicazione in competizione, in guerra.
Sono in guerra tutte le volte che mi dimentico di me, dello spazio del cuore, e reagisco
di Lidia Arcella