Stavo lavorando al libro il Mare nelle Mani un progetto che mi aveva portato a viaggiare lungo tutta la costa del Mare Adriatico. Durante un sopralluogo a Muggia, l’ultima città italiana prima del confine con la Slovenia, cercando contatti per fotografare la pesca con le lampare incontrai Adriano e Franco, due pescatori che stavano lavorando a delle Nasse in uno scantinato sul porto. Parlammo di mare, di pesca, di viaggi e di amicizia. Mi raccontarono questa storia.
Il Gabbiano Johnny
Fino a qualche anno fa uscivamo a pesca con un nostro amico, un tipo in gamba, gli piacevano i gabbiani. Rimaneva incantato ad osservarli mentre ci volavano intorno cercando di catturare i pesci che ributtavamo in acqua o che uscivano dalle nostre reti: “mi reincarnerò in un gabbiano” diceva sempre. Un giorno se ne andò, portato via da un male incurabile.
Qualche tempo dopo, mentre eravamo in mare, un gabbiano si posò sulla nostra barca e rimase lì per un bel po’ di tempo. Venne tutti i giorni per diversi mesi, e tutti i giorni si fermava come a guardarci pescare. Lo avevamo chiamato Johnny, senza un motivo particolare, ci piaceva il nome.
Chissà se era lui.
Un giorno non si fece vedere, e neanche i giorni successivi.
Non lo abbiamo mai più rivisto.
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