I fuochi che i marinai del Trinidad, agli ordini di Ferdinando Magellano, vedevano lungo le coste dello stretto che univa l’Oceano Atlantico al Pacifico erano tenuti costantemente accesi dagli indigeni che popolavano quelle terre all’estremità meridionale del pianeta. Era il 1520 e il grande navigatore portoghese scrisse nel suo giornale di bordo di questa terra piena di fumi che poi il ciambellano di corte del Re del Portogallo trascrisse come terra dei fuochi.
Gli indigeni erano Selk’ nam o Onas, Haush o Manekenkn, Alakalue, Yahgan o Yamana; popoli che quasi seimila anni prima si erano spinti in quelle terre australi, più a sud di ogni altra etnia del pianeta. Vivevano cacciando e pescando con le canoe lungo l’infinito dedalo di canali di quella che oggi è chiamata Terra del Fuoco.
Di questi indigeni, gli Yahgan, chiamati anche Canoeros del Beagle erano quelli che vivevano nell’ultimo lembo di terra abitato, l’isola di Navarino, prima della fine del mondo.
Cristina Calderón è l’ultima discendente Yahgan di sangue puro di questi indigeni fueghini.
A tredici anni, mentre giocava sulla spiaggia, il padre la chiamò e le disse che un uomo la voleva in moglie, lei prese le sue cose e se ne andò con quell’uomo. Ha avuto tre mariti e tanti figli e oggi, a 80 anni, è un monumento nazionale, richiesta da televisioni e giornali a cui si concede poco e malvolentieri. Vive con la sua numerosa famiglia a Villa Ukika, un piccolo borgo colorato alla periferia di Puerto Williams.
L’ho incontrata una mattina che doveva imbarcarsi per Ushuaia, invitata dalla municipalidad che le offre continuamente residenza e cittadinanza argentina. Con la mia guida ci siamo offerti di darle un passaggio fino al porto e lei mi ha concesso di fotografare. Mi ha fatto entrare in casa sua e si è seduta su una poltrona, con in mano un cestino di giunco a cui stava lavorando; “Questo lo vado a vendere a Ushuaia” mi ha detto. Dopo qualche minuto che stavo fotografando alza lo sguardo all’improvviso, seria: “Ti pagano bene per queste foto?” “Beh Cristina, se faccio un buon lavoro si, altrimenti non vendo niente”. Abbassa di nuovo lo sguardo sul suo cestino: “I miei lavori io li vendo sempre”.
Altre immagini dei lavori d Reportage sono visibili in Commercial Work